L'aria piena di rosso.
Avrei voluto fosse il tuo sangue,
l'avrei usato come inchiostro
e imbrattato le pareti con scritte
che solo tu avresti potuto capire.
Vedi, la storia si ripete sempre.
Prima è tragedia, poi è commedia.
Prima scalciavo, stavo male.
Adesso sorrido perché sei banale.
Un giorno avrei potuto dirti
tante parole felici
se l'avessi permesso,
se avessi permesso a te stesso
un minimo di solarità ed esuberanza.
Preferisci la morta lentezza
dei versi macchiati di rosso
scritti su quelle pareti,
quando l'aria è pregna di finto dolore
e tu riesci a sentirti parte integrante
e statua emergente.
Un giorno avrei potuto renderti felice
ma mi hai tagliata fuori
dalle tue vecchie lusinghe
che ormai, sappilo, non bramo più.
Giacchè a me non bastano le belle parole,
quello che contano sono i fatti
e non hai mai fatto nulla
per meritarti questo mio grande rispetto ed amore.
Niente t'è dovuto,
e questo non capisci,
perchè confondi il senso di pietà con l'amore,
la tristezza con la furbizia
di chi vuol vedere lodi in suo favore tessute
ed infamare la più triste delle realtà.
Ahi come,
come passata sei
cara compagna dell'età mia nova,
mia lagrimata speme.
Hai perso le speranze, vero?
Io si.
Un giorno avrei potuto tessere le tue lodi
e stringerti la mano
e guardare il mio ventre e sorridere con te.
Avremmo potuto creare un enorme idillio
o distruggere le nostre esistenze.
Hai solo saputo spezzare un tenero germoglio,
tenero perchè reale e leale.
Non troverai mai più tanta lealtà ad accoglierti,
questo fino a che confoderai tristezza con furbizia
senso di pietà con amore.
Un giorno ti avrei reso felice
se non mi avessi costretta e scriverti queste parole.
Perché sono io a dirti addio
per quanto possa amare la tua persona.
Amare chi non t'ama,
amare chi non ti da nulla
è come amare un animale.
Ma io osservo il mio cane,
Lui ha gli occhi dolci e un'anima.
Tu, dove l'hai lasciata?
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